disegno infantile

Dietro un schizzo c’è di più

Luca, 3 anni. All’uscita dall’asilo consegna un disegno alla sua mamma. Scarabocchi, figure astratte e tanti colori sovrapposti. Che cosa mai avrà voluto rappresentare? Secondo grafologi e psicologi, gli esperti che si dedicano allo studio del disegno infantile, le forme e i colori scelti da un bambino non sono mai un caso.

Sono recenti infatti i casi di cronaca che hanno portato alla ribalta queste figure professionali, chiamate a scandagliare il significato dei disegni infantili: pensiamo ad uno tra tutti alla tragica vicenda della piccola Fortuna Loffredo, i cui disegni sono stati determinanti per dare voce al disagio della vittima e scoprire il clima di abusi e promiscuità in cui la bambina era costretta a vivere presso il quartiere Caivano.

Il disegno infantile infatti è una vera e propria forma di comunicazione non verbale nonché la modalità con cui il bambino rappresenta le esperienze vissute. Dai due ai quattro anni i bambini si divertono a pasticciare: i loro elaborati sono per lo più scarabocchi. Dai cinque anni in su invece i bambini cominciano a padroneggiare il disegno: la figura umana viene rappresentata ancora in maniera schematica, in seguito cresce l’attenzione per i dettagli e l’ambiente che li circonda. Solo intorno agli undici anni un bambino comincia ad eseguire rappresentazioni piuttosto realistiche nonché ad abbinare tra loro le stesse sfumature di colore.

E’ molto importante che i genitori accolgano sempre con entusiasmo i disegni dei propri figli. Dalla gratificazione, i bambini traggono lo stimolo per continuare a produrre rappresentazioni in modo spontaneo. Sono proprio i disegni spontanei quelli idonei ad essere osservati, per ricavare interessanti informazioni sulla personalità di un bambino.

Scarabocchi colorati
Scarabocchi colorati

Il primo aspetto da notare è la zona del foglio in cui viene realizzato il disegno. I bambini fino ai tre anni prediligono la zona bassa, indice di insicurezza e paura, sensazioni normali per la loro età. Chi sceglie di disegnare al centro invece sta vivendo una fase di egocentrismo naturale mentre chi disegna a sinistra è un bambino ancora molto legato alla propria sfera familiare. Anche il modo  in cui il bambino occupa lo spazio sul foglio ha una sua valenza: si sviluppa lungo tutto la pagina oppure si concentra su una sola area? Questi sono i primi aspetti da cui può dedursi una personalità vivace ed entusiasta (il primo) oppure quella più timorosa e introversa (il secondo).

Anche gli scarabocchi possono essere interpretati. Forme curve e ampie sono sicuramente indice di un carattere estroverso e socievole. Al contrario, linee spezzate indicano una tensione e una sensibilità accentuata. Quando il bambino invece è in grado di realizzare figure, è importante esaminare i bordi e i margini: tanto più un disegno è completo e le figure sono chiare tanto più un bambino si sente tranquillo e ubbidiente. Se invece i bordi sono incompiuti siamo di fronte ad un temperamento potenzialmente capriccioso. Non si può nemmeno tralasciare la pressione del tratto: i bambini con una personalità dinamica e anche piuttosto aggressiva disegnano con un solco profondo, spesso chiedono più fogli. Il pigro invece ha un tratto molle e di solito non completa i disegni. Un bambino insicuro comincia sin da subito a correggere la sua rappresentazione, invece un timido utilizza una pressione più leggera, spesso accompagnata dalla predilezione di colori chiari e tenui.

La figura umana
La figura umana

Questi ultimi rappresentano un dettaglio da non tralasciare: le tonalità possono essere la spia del suo temperamento. Colori caldi e accesi e le relative sfumature corrispondono ad un indole spigliata, loquace e attiva a cui a volte può essere difficile mettere un freno. I colori freddi invece corrispondono ad un temperamento riflessivo anche se potrebbero celare un bisogno di maggiore tranquillità. Solo il nero può essere invece spia di un potenziale disagio: se usato con frequenza potrebbe essere opportuno rivolgersi ad un esperto qualificato per scandagliare attraverso scarabocchi e forme quello che passa nella testa del bambino.

Articolo pubblicato sulla rivista “Percorsi Grafologici” – Edizioni del Rosone
Settembre – Dicembre 2016
Anno XXI . n.3