scrivere a mano

Scrivere a mano: quale futuro?

Per imparare a scrivere occorrono ben due anni. Peccato che poi, a differenza del passato, si stia assistendo ad una vera e propria involuzione del gesto grafico, dovuta soprattutto al massiccio utilizzo delle tecnologie da parte dei bambini, degli adolescenti e degli adulti che si ritrovano ad un certo punto della loro esistenza ad esclamare di «essersi quasi dimenticati di come si scrive a mano».

Un tempo erano i maestri che sin dalle scuole elementari spronavano gli allievi a “curare” la propria scrittura: gli insegnanti erano pronti a considerare come errore la mancanza del trattino della “t” nonché l’impugnatura sbagliata della penna. Gli allievi – dal canto loro – dovevano anche impegnarsi nella cura estetica del foglio: doveva rimanere pulito, scevro da macchie di inchiostro ed eventuali pelucchi; questo richiedeva attenzione anche nell’uso della penna e dell’inchiostro, soprattutto per coloro appartenuti alla vecchia generazione del calamaio.  Eppure, sono solo gli esperti del settore – grafologi, psicologi dell’apprendimento, ricercatori e figure analoghe – a sottolineare l’importanza che la scrittura manuale possiede. Per quanto oggi le tecnologie possano rendere immediata e veloce la “scrittura” di appunti, testi e messaggi di ogni tipo, non bisogna infatti dimenticare che autorevoli ricerche scientifiche hanno confermato nel corso del tempo il ruolo primario della scrittura manuale persino nella comprensione dei concetti.

Secondo Jürg Kesselring, neurologo a capo del dipartimento di neuroriabilitazione della clinica di Valens (SG), scrivere al computer farebbe venire meno «quella capacità di cogliere i concetti che si sviluppa quando si è in grado di riprodurre i segni che li esprimono». Sembrerebbe quindi che la scrittura manuale aiuti la comprensione dei contenuti: l’atto stesso di collegare le lettere aiuterebbe persino a legare concetti mentali tra loro. Barattare questa facoltà con un correttore ortografico non sembra un buon affare: meglio continuare ad usare la cara vecchia penna. Eppure dall’altra parte ci sono pool di ricercatori e scienziati che invece si ingegnano per integrare il naturale atto scrittorio con la tecnologia: è recente la notizia del lancio sul mercato dell’applicazione (app) per smartphone sviluppata da MyScript, l’azienda leader nel riconoscimento della scrittura digitale.

Scrivere a mano
Scrivere a mano

Si chiama “Nebo” ed è stata progettata per consentire agli utenti di creare contenuti in forma digitale, in modo intuitivo e interattivo.  E’ stata già definita una tra le migliori applicazioni del settore, pertanto ci si aspetta una sua larga diffusione. Nebo si avvale di una tecnologia –  l’inchiostro interattivo- denominata “ink”; altri non è che un sistema con cui si può catturare e memorizzare i tratti d’inchiostro e visualizzarli sullo schermo. Tra le sue utilità, quella di permettere di  avere diverse possibilità di interazione, attraverso la riorganizzazione dei contenuti. Gli appunti, i testi e quanto altro scritto può essere esportato e rielaborato in un nuovo testo digitalizzato. Anche l’impostazione è agevole: lo spazio è illimitato, così quanto scritto potrà adattarsi alla pagina.

Una vera evoluzione quindi per non avere più appunti o brevi testi disordinati: tra i suoi applicativi anche la penna Surface. Si tratta di una penna digitale che può essere utilizzato con tutti i programmi che supportano gli input per il riconoscimento del punta sul touchscreen: si visualizzano dei punti continui con cui è possibile scrivere o disegnare, imitando la gestualità che si compie come quando si scrive a mano. Anche l’ambito dei disegni non è stato esente dall’innovazione tecnologica: è stato proprio Google a lanciare “AutoDraw”, un esperimento basato sul machine learning che permette di realizzare disegni partendo da semplici schizzi.

Ricapitolando, siamo di fronte a tecnologie che usano l’inchiostro interattivo come la  giusta combinazione della flessibilità della carta e penna con la potenza e la produttività dell’elaborazione digitale per donare  all’ utente la migliore esperienza di scrittura digitale dinamica. Infine, non si può non citare il robot ideato Pierre Dillenbourg, professore in tecnologie innovative alla Scuola Politecnica Federale di Losanna (EPFL) che ha progettato una sorta di androide per aiutare i bambini con difficoltà d’apprendimento della scrittura: il suo nome è Cowriter. Il programma, attualmente in fase di test, è già stato utilizzato con successo in diverse classi e tra un anno, i ricercatori contano di poter lanciare sul mercato la versione definitiva per scuole e per specialisti, per esempio i logopedisti.

Dopo aver passato in rassegna le ultime novità tecnologiche legate alla scrittura  sorge spontanea una domanda: queste applicazioni digitali sono un ostacolo o un’ opportunità per il grafologo? Pur apportando notevoli vantaggi a livello di tempo e immediatezza è opportuno ricordare che la nostra non è una società tecnologica al 100%: la scrittura manuale resta un mezzo di comunicazione veloce, immediato ed economico. Inoltre, la scrittura a mano ha contribuito a favorire la specializzazione dell’emisfero sinistro del cervello, con indubbi benefici sul linguaggio. La povertà dell’espressione orale è forse legata anche ad una minore abilità nello scrivere a mano che è un’attività estremamente complessa ed esige una conoscenza della grammatica nonché attenzione e memoria, due requisiti che vengono sempre più a mancare nei bambini di oggi.

Concludendo, si può affermare che scrivere a mano è una forma di allenamento non solo alla motricità ma anche alla pazienza: stimola la concentrazione e l’autocontrollo motorio ed emotivo. Non meno importante,  lo stimolo ad applicarsi sulla sintassi, sull’ortografia, sul contenuto del testo. Insomma, scrivere a mano aiuta a pensare: non bisogna dimenticare poi che la base della grafologia è proprio la scrittura manoscritta come espressione di sé. Il computer è indubbiamente utile per compiti veloci, le tecnologie continueranno ad invadere la nostra realtà. Conoscerle e scoprirne le potenzialità è sicuramente un compito che spetta al grafologo moderno ma è necessario che il professionista della scrittura rivesta anche un ruolo di sensibilizzazione e diffusione dell’importanza della scrittura manoscritta: solo nella scrittura manuale infatti si possono trovare movimento e armonia. Cose che inevitabilmente si perdono scrivendo su una tastiera.

(fonte Scrivere: un’arte in via di estinzione. Per approfondire www.cooperazione.ch)

Articolo pubblicato sulla rivista “Percorsi grafologici” – Edizioni del Rosone
Gennaio-Aprile 2017
Anno XXII – n.1